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FIDAL

Piero Tali 1

Milano, venerdì 4 gennaio 2019

L’Atletica Riccardi Milano 1946, società da sempre all’avanguardia nel supporto all’attività agonistica, offrirà dal 2019 (primo club italiano di atletica a farlo) un nuovo servizio per i propri atleti top: è il Progetto Coaching, nel quale uno stimato professionista milanese come il dottor Piero Tali affiancherà le maglie verdi per contribuire «a raggiungere un obiettivo o a rimuovere ostacoli che impediscono di procedere nel proprio percorso», come spiega lo stesso Coach. «Il Coach non offre soluzioni - dice il dottor Tali - ma attraverso le sessioni di coaching l’atleta diviene consapevole delle proprie potenzialità, degli ostacoli da superare per ottenere un risultato e di ciò che egli desidera realmente raggiungere»: di seguito proponiamo una sua ampia intervista in cui è proprio il Coach a raccontare con le proprie parole le tematiche del coaching, lo svolgimento di una sessione di coaching e il proprio vissuto professionale.

Qual è il tuo percorso professionale?

Per quasi vent’anni mi sono dedicato con passione all’attività di manager. Ho lavorato per importanti società di consulenza ambientale e di ingegneria integrata. In quel tempo, il mio impegno si focalizzava sull’analisi di problemi e complicazioni e sulla valutazione dei rischi associati ad una determinata scelta manageriale. Il mio obiettivo era di ideare, organizzare e finalizzare la soluzione migliore, in termini di efficacia tecnica e sostenibilità economica. La più frequente richiesta da parte dei miei clienti era di decifrare le cause delle loro difficoltà e di definire e perseguire “la miglior soluzione ad un costo sostenibile”. Oggi sono un Coach certificato dalla ICF (International Coaching Federation): nel 2018 ho acquisito anche un diploma in Arte e Scienza di Programmazione Neuro Linguistica (Neuro Linguistic Programming). Completo la mia figura professionale con una progredita pratica personale in MBSR (Mindfulness-Based Stress Reduction) ed in Interpersonal Mindfulness.

Approfondiamo il tema del coaching. Puoi spiegare ai lettori cosa si intenda per coaching?

Il Coach, mediante un processo creativo, stimola nel Coachee-Cliente la riflessione e l’acquisizione di consapevolezza, ispirando la massimizzazione del suo potenziale personale e professionale. Il Coaching si basa su una relazione ordinata e di reciproca fiducia tra il Coach e il Coachee. L’agire professionale del Coach favorisce il Coachee a migliorare le sue competenze, valorizzando e potenziando le sue risorse. Il processo di Coaching apre l’orizzonte, arricchisce di particolari la mappa del mondo del cliente; egli prende consapevolezza del proprio talento e della propria capacità, ed impara a potenziarli, incrementando la confidenza e la fiducia in sé stesso. Il Coach promuove l’autosviluppo e l’autoefficacia, verificabili attraverso obiettivi concreti ed in poco tempo. Ma il Coachee è un individuo pienamente capace di assumersi la responsabilità di un impegno concreto e creativo che il Coaching richiede. Fare Coaching significa evolvere, perfezionarsi, maturare.

L’attività del Coaching non è sovrapponibile a quella dello psicoterapeuta. Sono due professioni distinte. Lo psicoterapeuta è un medico o uno psicologo specializzato nella cura di disturbi di origine psichica: attinge dal passato del cliente e lo guida nel presente. Il lavoro di Coaching, invece, si focalizza sul presente e sui punti di forza del cliente, per conseguire un obiettivo futuro. Il rapporto tra Coach e Coachee è paritario, ci si trova affiancati nel procedere verso l’obiettivo.

Un’altra importantissima questione riguarda la privacy. Il Coach è tenuto alla completa riservatezza riguardo agli argomenti portati dal cliente. La sessione è uno spazio di intimità del Coachee, nel quale si sente libero di esprimere le proprie emozioni, i propri desideri, i propri sentimenti e le proprie riflessioni. È uno spazio in cui non esistono pregiudizi, tabù o proibizioni. Il Coachee decide di quale tema vuole parlare e quale sia il suo personale risultato da conquistare.

Come avviene una sessione di coaching?

Il processo di Coaching, in effetti, si sviluppa mediante sessioni, durante le quali il Coach ascolta l’argomento portato dal cliente, con empatia, senza giudicare, senza offrire conforto. Il Coach non è un trainer o un allenatore e non è neppure un perito, un consulente.

Il Coach si guarda bene dal proporre consigli o soluzioni. Lo scopo del Coach non è di rendere il proprio cliente dipendente da sé o da un processo. Il Coaching mira alla autodeterminazione del cliente! Nello specifico, ci sono tre tipi di sessioni: l’Intake session, cui seguono le Ongoing session e, infine, la conclusiva Final session. La prima sessione è molto importante, ha lo scopo di presentarsi e di instaurare l’alleanza tra Coach e Coachee, un legame di fiducia che si consoliderà nel corso dei successivi incontri. L’Intake è il momento in cui si chiarisce il tema che il cliente desidera esplorare e l’obiettivo che vuole perseguire. È grazie all’aiuto del Coach che un obiettivo che spesso risulta vago diventa davvero perseguibile. Le sessioni intermedie Ongoing consentono al cliente di delineare meglio il percorso del Coachee e i progressi che sta compiendo verso l’obiettivo. Ogni sessione ongoing è, di fatto, una suddivisione dell’intero percorso, necessario a raggiungere l’obiettivo finale. La sessione finale è la celebrazione del successo raggiunto, della presa di consapevolezza di quali abilità e competenze sono state utilizzate o sviluppate dal Coachee durante il percorso.

Hai parlato di tecniche utilizzate dal coach. Di cosa si tratta?

Il cuore del Coaching è l’ascolto attivo, la presenza nel colloquio, la comunicazione diretta, la formulazione di domande potenti, la capacità di creare consapevolezza, di distillare gli obiettivi, di individuare le priorità d’azione, di mantenere l’attenzione su ciò che è importante per il cliente e lasciare a lui la responsabilità dell’azione. Fondamentale è l'uso dell’intelligenza emotiva, dell’empatia, della creatività.

Quanto può essere utile l'attività di coaching nella performance di uno sportivo? 

L’atleta sa bene quanto sia importante, per eccellere nella sua specialità, la condizione fisica e la padronanza tecnica. Il campione, però, sa anche che la vittoria è il risultato non solo di un costante allenamento del corpo alla resistenza e alla precisione attuativa del gesto atletico, ma soprattutto di una condizione mentale eccellente. L’atleta conosce la difficoltà di mantenere alta la performance mentale, sa quanto l’atteggiamento mentale positivo possa essergli di aiuto per esprimere la propria potenzialità, per concentrarsi, per convincersi della propria efficacia, per mantenere viva la propria determinazione, per contrastare la fatica, per gestire l’insoddisfazione. L’atleta, infine, sa bene quanti sacrifici mentali siano necessari per affrontare la preparazione alla competizione, senza ledere altri aspetti importanti della propria vita, i propri interessi, le amicizie, l’amore, le relazioni familiari. Quanto sia difficile tenere insieme in modo armonioso e produttivo il proprio ardore agonistico, le aspettative dell’allenatore, le esigenze dei compagni di squadra, le pretese dei familiari.

Il Coach è l’aiuto per alleggerire la presa in carico di tali responsabilità, aiutando l’atleta a definire i propri obiettivi sfidanti, a superare i propri limiti, a creare un’armoniosa collaborazione tra il corpo e la mente e tra l’atleta ed il mondo esterno. L’eccellenza si raggiunge potenziando in modo armonico tutte le parti di un essere umano: allenare il corpo ed allenare la mente, affinché corrano, sfreccino insieme verso il traguardo.

Quindi la tua attività di Coach si affianca a quella dell’allenatore e dell’atleta a creare un team di lavoro?

L’auspicio è proprio questo: creare un ambiente collaborativo che sia di stimolo per la performance nella gara e nella vita, con l’obiettivo di far vincere l’atleta e l’essere umano.

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